Una povera ragazza si guadagna da vivere vendendo fiori e lavori a maglia. Un giorno incontra un giovane acquirente che se ne innamora. Inizia la loro storia d'amore, romantica e clandestina, stroncata tuttavia sul più bello da un annuncio inaspettato del ragazzo: la sua partenza per la guerra.
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Si rivedranno qualche tempo dopo, per un puro caso, a Mosca ed egli, di fronte al fatto compiuto, sarà costretto a rivelare a Lisa di essersi dovuto sposare con una ricca vedova poiché ha dilapidato al gioco tutte le sue sostanze economiche. La giovane, non reggendo alla notizia e al dolore, decide di suicidarsi.
Questa la trama di La povera Lisa, breve pòvest' nato dalla penna di Nikolaj Karamzin, che traccia da questo momento in avanti uno spartiacque letterario tra il vecchio e il nuovo, tra la letteratura tardo-settecentesca e i primi lucori del Romanticismo europeo.
La modernizzazione della lingua è solo uno degli aspetti che costituiscono la grandezza di Karamzin; egli, nel confrontarsi con il romanzo, peraltro già introdotto nel panorama russo, ne rielabora le strutture più tipicamente sentimentalistiche e moraleggianti, intreccia i piani della storia e della poesia con quelli della finzione, realizzando in tal modo un rinnovamento se non programmatico, comunque di fatto, rispetto alla statuarietà delle strutture classiche dei personaggi e, più in generale, della narrazione.
E' per tali ragioni che possiamo oggi rileggere questi due brevi racconti, La povera Lisa e Natalia, la figlia del boiaro, con la consapevolezza di avere di fronte un passo decisivo della storia della letteratura russa, vero e proprio momento di passaggio storico e per tale motivo imprescindibile. Conoscere la prosa di Karamzin, dunque, implica non solo la lettura di quello che si potrebbe comunemente definire un classico, ma reca in sé un giudizio più ampio, che si fa latore di coscienza di cambiamento, cerniera tra passato e futuro.