Mercoledì 14 maggio 2025, alle ore 19:30, verrà proiettato al Cinema La Gran Guardia di Livorno il documentario "I diari di mio padre" (titolo originale: "My father’s diaries") del regista bosniaco Ado Hasanović, che sarà presente in sala e risponderà alle domande del pubblico. La proiezione sarà preceduta alle ore 18:00 da un incontro-intervista con il regista, a ingresso gratuito, che si terrà nell’Aula Magna dell’Istituto di Istruzione Secondaria “Vespucci-Colombo” (sede piazza Vigo, Livorno). L’iniziativa è organizzata dalla Biblioteca Franco Serantini Istituto di storia sociale, della Resistenza e dell’età contemporanea della provincia di Pisa, con la collaborazione della Biblioteca Vespucci-Colombo, il patrocinio della Sezione Toscana di Amnesty International e il supporto tecnico del Fi-Pi-Li Horror Festival di Livorno.
Ado Hasanović è nato nel 1986 e la sua infanzia è stata pesantemente segnata dai conflitti che hanno dilaniato la ex-Jugoslavia. Nel massacro di Srebrenica ha perso molti componenti della sua famiglia. "I diari di mio padre" è un documentario che esce in occasione dei trent'anni dal genocidio di Srebrenica. Si tratta di un'opera a più livelli che integra fonti memorialistiche originali (i diari e i filmati di vita quotidiana girati all'epoca dal padre di Ado, Bekir Hasanović detto John, assieme ai due cari amici Izet detto Ben e Nedzad detto Boys) con una riflessione sulle conseguenze psicologiche a lungo termine causate della guerra. L'accento è posto soprattutto sulla difficoltà incontrata da padre e figlio nell'affrontare la memoria di quegli anni: il primo vorrebbe tacere e dimenticare, il secondo fare domande e capire.
Hasanović ha studiato alla Sarajevo Film Academy. Oggi vive a Roma, dove si è diplomato brillantemente alla Scuola Nazionale di Cinema. Dal 2024 è direttore artistico del Festival cinematografico "Silver Frame", da lui stesso ideato, che si tiene a Srebrenica nel mese di luglio con l'intento di stimolare il dialogo tra giovani di varia provenienza per abbattere, attraverso l'arte e la conoscenza reciproca, i muri innalzati dai nazionalismi e dalle ideologie identitarie.