Negli anni cinquanta i dibattiti sono riti d'esorcismo. Non fa eccezione neppure quello sul cinema popolare che attraversa l'intero decennio con ricadute negli anni successivi.
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Perchi milioni di spettatori li premiano con incassi record mentre i critici li bollano come filmacci d'appendice? Se a nessuno sfugge la disparit` di giudizio tra cinema e pubblico, pochi sono disposti a mettere in discussione i propri strumenti critici. II fantasma del neorealismo h ancora il mito di riferimento di gran parte della critica che, al di fuori del mandato pedagogico-sociale dell'autore, non riesce a vedere altro che basse speculazioni commerciali e bieche corruzioni del gusto. La bestia nera del dibattito h il ciclo di Catene, Tormento, I figli di nessuno, che suscita la sprezzante indignazione degli "apocalittici". Ma l'ingenuit` di Matarazzo - che dietro la macchina da presa piange come una fontana mentre Amedeo Nazzari e Yvonne Sanson si riabbracciano nell'ultima inquaratura di Catene - h la stessa dello scrittore popolare che partecipa alla vita dei propri personaggi e si commuove soffrendo con loro. Non sono molto diversi neppure i meccanismi attraverso cui una narrativa cinematografica tutt'altro che rivoluzionaria porta la donna in primo piano affidandole il compito di sciogliere i nodi drammatici e di ristabilire la "normalit`", ma facendone anche il tramite privilegiato nei confronti dei desideri inconfessabili in cui incalzano le strategie dell'inconscio. Sono stati sottolineati a piy riprese i limiti mediologici di una "querelle" che si ostina a ignorare i sommovimenti in corso nell'industria culturale di massa, ma non si h insistito abbastanza sulla diffidenza generale nei confronti del melodramma, che squaderna davanti al nostri occhi lo spettacolo dell'iperbole, mettendo in scena le emozioni sospese tra luce e tenebra, salvezza e dannazione. Soltanto piy tardi si comincia a riconoscere nello scandalo del melodramma - sempre eccessivo, estremo, inconciliabile - non solo lo statuto di un genere dell'intrattenimento popolare ma anche una forma moderna dell'immaginario in grado di resistere ai cambiamenti per riproporsi ogni volta nella sua irriducibile capacit` di fascinazione.