Grande maestro della pittura italiana, Osvaldo Licini ha vissuto molti momenti fondamentali dell'arte novecentesca: dal futurismo, al soggiorno a Parigi dove conosce Kandinsky e Kupka. A partire dalla realtà oggettiva - il paesaggio e le colline tanto amate - Licini ne indaga le soluzioni figurative e spaziali inusitate, usando un cromatismo vivace, nei lavori degli anni venti.
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Nei lavori successivi, alleggerisce progressivamente il segno in una riduzione delle forme che lo porta, negli anni trenta, all'astrattismo. Il catalogo raccoglie trentatré lavori compresi tra il 1913 e il 1929, in qualche modo preparatori per la sua produzione più nota con un laboratorio figurativo che, ripercorrendo i generi consueti della natura morta, del paesaggio e del ritratto, pone le premesse per quel modo visionario e sognante che caratterizzerà le sue immagini dal secondo dopoguerra in poi.