Sono pochi gli autori che profanano i segreti della cultura. Fra questi, Artaud rappresenta un caso, perché mettendo a rischio se stesso ha esplorato zone fuori dalla portata dei saperi consolidati.
[...]
Prendendo spunto dai significati che la figura della peste assume nella riflessione di Artaud, questo saggio costruisce un percorso argomentativo, non privo di suggestioni deleuziane e foucaultiane, tra la carne, che si palesa come doppio del corpo, e la materia invisibile che dà voce al corpo desiderato rimettendolo sulla scena del reale. Su questa soglia si concretizza un'occasione etica di formazione e trasformazione del soggetto e della cultura.