Si può raggiungere la bellezza di una scultura greca sedendo semplicemente a tavola? O conversando del più e del meno con una persona incontrata per caso? Le pagine di monsignor Giovanni Della Casa sono qui, dopo cinquecento anni, a dimostrarci che è possibile. Che la grazia e la proporzione non sono solo nei corpi e nella natura, ma in ogni piega dell'agire umano.
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Mai ribellarsi alle consuetudini, quali che siano. Parlare con garbo e vestirsi a modo, senza dare nell'occhio. Non usare parole volgari e poco decorose. E soprattutto non essere verbosi e pomposi, ma neppure vacui e silenziosi. Non pretendere la ragione, neppure quando si ha ragione. Perché non esistono né il giusto né l'ingiusto: esiste solo quello che si accorda con la convenienza. Il Sembra di essere di fronte a una sinistra, prodigiosa anticipazione della società contemporanea. Forse per questo la notorietà di un libriccino del 1558 è arrivata fino a noi con la forza straordinaria del luogo comune. Ma Michele Mari, nella prefazione, ci spinge a diffidare proprio dei luoghi comuni che si sono depositati sul Galateo: "Testo perfido, testo suasivamente ipocrita, ambiguo fino all'ossimoro, il celebre trattatello denuncia la vacuità e la falsità delle cerimonie, ma le raccomanda perché così va il mondo; ammira la virtù, ma le antepone la più redditizia piacevolezza".
Scheda
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Testo a stampa (moderno)
Monografia
Descrizione
*Galateo / Giovanni Della Casa ; prefazione di Michele Mari Milano : BUR Rizzoli, [2009] 108 p. ; 17 cm.