L'ingegnere berlinese Albert Hirsch, ebreo, uno dei massimi esperti di fisica nucleare, dopo essere stato deportato nel "ghetto" di Berlino e successivamente nel Campo di concentramento di Theresienstadt, viene internato ad Auschwitz. Nell'aprile del 1944 viene costretto dalla Gestapo a partecipare al progetto di realizzazione della bomba atomica per la Germania nazista.
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Hirsch, con immensi scrupoli di coscienza, viene portato nel Centro Ricerche di Hai-gerloch, dove inizia il suo lavoro, ma il suo pensiero va in continuazione ai compagni rimasti prigionieri a Birkenau. Alla fine, attraversando pericoli e peripezie, con l'aiuto di altre persone, riesce a boicottare il progetto atomico tedesco, salvando l'umanità da una sicura devastazione. Terminata la guerra emigra negli Stati Uniti dove, con la moglie Angela, sposata a Berlino prima dello scoppio del conflitto mondiale, riprende la sua vita famigliare (adotta due figli) e professionale (diventa professore universitario di fisica). A San Francisco incontra uno dei compagni di Auschwitz che pensava ormai morto. Albert può così tranquillizzare la propria coscienza: i compagni avevano capito che lui non era stato né un traditore né una spia.