Ideate e quasi completamente realizzate nel 1824, pressoché simultaneamente al "Fermo e Lucia", quindi pubblicate in primis nel 1827, ovvero nello stesso anno de' "I promessi sposi", le "Operette morali" costituiscono in realtà un modello di prosa profondamente alternativo a quello manzoniano: là un rigoroso realismo in cui si specchia un castigato scrupolo morale, qui lo sfrenarsi della fantasia che sorregge uno spietato acume metafisico; là un'ironia contenuta e superiore, qui una satira sprezzante e dissacratoria; là la medietà di un linguaggio sobriamente selezionato che aspira alla modernità, qui l'ampia varietà dei registri e degli stili che rampolla però sulla parola e sulla sintassi della tradizione. Pronunciato sul loro autore, valga anche per le "Operette morali" il celebre giudizio di Francesco De Sanctis: "Lo giudicai voce del secolo più che interprete del sentimento nazionale, una di quelle voci eterne che segnano a grandi intervalli la storia del mondo".