All'ispettore Massimo Calassi quel nuovo incarico proprio non andava giù. Tre giorni di stretta sorveglianza a un convegno culturale sulle principali religioni monoteiste alla periferia di Bologna: certo non era quello il modo di farsi notare dai suoi superiori e ottenere la tanto agognata promozione.
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Non sarebbe successo nulla di pericoloso, al massimo avrebbe dovuto identificare e bloccare qualche esaltato, cosa di cui si sarebbe potuta occupare qualunque matricola. Già dal primo giorno di convegno, però, le previsioni di Calassi si rivelano più che errate. Ognuno degli oratori principali, che dovrebbero rappresentare cristiani, ebrei e musulmani, viene duramente contestato, l'eco mediatica, fomentata dall'ambizioso assessore Paola Armaroli, richiama una grande attenzione sugli incontri, e i fondamentalisti delle varie fazioni cominciano a creare disordini. Calassi si trova così ad affrontare una situazione sempre più critica e capisce che il gioco in cui si è cacciato è molto più complesso di quanto pensasse e che a giocare ci sono personaggi illustri che hanno tutto l'interesse ad aizzare gli animi.