La semplicità della scrittura si rifà, nella sua essenza, allo spirito giapponese. Semplicità apparente, però, che va considerata con strumenti cognitivi adeguati. L’haiku ha una sua intrinseca profondità, non accessibile a una lettura piana e disattenta: la “minilirica giapponese” evoca più che dichiararsi.
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L’essenza della composizione proviene dallo “yugen”, “grazia profonda”: forse la più ineffabile e profonda delle idee estetiche giapponesi. Troviamo il termine in antiche citazioni dei filosofi cinesi col significato di “oscuro” o “misterioso”. Kamo no Chomei, l’autore del noto Hojoki (un resoconto della mia capanna, 1212), scrisse anche di poesia considerando lo Yugen una preoccupazione primaria della composizione del suo tempo.