Non c'è sentimentalismo nel modo in cui la Munro dipinge la provincia: operai abbrutiti, piccoli negozianti indolenti, pettegolezzi crudeli e necessari egoismi di orizzonti troppo piccoli. Quella di Rose è la storia di una fuga, ma anche della presa di coscienza del peso che hanno le radici.
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Nel libro, non a caso, gioca un ruolo fondamentale Flo, la matrigna, incarnazione della brutalità della vita rurale. Nei quarant'anni in cui si dipanano i racconti, Flo è il costante alter ego di Rose, la sua impronta, la sua nemica e il suo rifugio. Quelle di "Chi ti credi di essere?" sono storie che spesso indagano la sessualità: come "La mendicante", che racconta la disillusione di un amore nei confronti del quale Rose aveva creduto di dover essere come la "Vergine mendicante" del quadro di BurneJones, mite, dolce e riconoscente. Ed è ancora il sesso, fatto per noia o per sentirsi meno soli, alla base di "Cigni selvatici" e di "Un'avventura". Alla fine, però, Rose ce la farà. Troverà un proprio posto nel mondo e tornerà, anni dopo, a West Hanratty, dove tutto è iniziato.