Dei campi di concentramento e di sterminio nazista resta generalmente nella memoria un'immagine confusa e stereotipata: un cumulo di corpi scarnificati, un volto emaciato dallo sguardo insondabile, il filo spinato o le torrette di guardia. Nell'arco di mezzo secolo queste immagini hanno conosciuto alterne fortune.
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Nell'immediato Dopoguerra, la reazione spontanea fu di mostrarle abbondantemente, senza alcuna precauzione né riflessione. A questo periodo ha fatto seguito un periodo governato dalla necessità di riconciliazione con la Germania. Oggi sembra che si possa tentare di introdurre una riflessione più meditata, insieme critica e analitica, su questa iconografia.