Silenzio come pienezza, non povertà. Dal silenzio nasce sia l'attesa che l'appagamento. Solitudine come presenza non assenza Cosa posso scrivere? poesie fatte di nulla, come me adesso Caro, lento e potente il respiro del mare Non chiedo altro respiro...
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non mi occorre altra musica La condizione in cui Lalla Romano ha vissuto nei suoi anni più tardi fa pensare alla condizione stessa della scrittura. Quasi cieca, provata nel corpo e nell'anima, la scrittrice annota su grandi fogli bianchi poche parole essenziali, traccia frammenti di pensieri, fissa memorie ed emozioni. «Scrivo da cieca. Che vuol dire?» È questa la domanda che a un certo punto affiora nel testo, dopo essere rimasta a lungo sospesa fra le righe. Vien da rispondere, sulla scorta della testimonianza lucida e toccante che Lalla Romano ha voluto lasciarci, che non si può scrivere altrimenti che così. Che cosa significa infatti scrivere, se non strappare un senso possibile al nulla e al silenzio? Sia pure per rituffare nel silenzio tutte le voci del mondo, tutti i suoni e i simboli, perché come dice Lalla Romano esso «contiene tutte le musiche e le parole». Queste pagine sanno essere impietose: dicono la sofferenza e la disperazione. Ma il loro stigma più vero è la pietà: pietà per il vivente. E se non hanno la loro ragione che in se stesse, tuttavia è «per amore» che sono state scritte. Sergio Givone