Il volume raccoglie, in una nuova elaborazione, saggi che l'autore ha pubblicato fra il 1986 e il 1988 e testi inediti, uniti da un interesse comune per l'esperienza e la memoria.
Gli uomini non hanno sempre ricordato allo stesso modo.
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I rapporti tra la memoria individuale e la memoria collettiva, le tecniche e le forme della conservazione del passato, il senso stesso del ricordare e del riferirsi al passato mutano nel tempo, e in culture diverse. Ma anche l'idea di esperienza non è concepibile in maniera statica: se nelle società tradizionali "avere esperienza" poteva significare sapere "come vanno a finire le cose", il mondo moderno rende desueta questa possibilità.
Di una "fine dell'esperienza" nella modernità parlò in effetti Walter Benjamin. La tesi intorno a cui ruota il volume è tuttavia che l'esperienza, piuttosto che a sparire, tenda a trasformarsi, e a porsi come un'istanza critica nei confronti della tendenza moderna a ridurre il sapere dei soggetti a bagaglio di informazioni.
Le trasformazioni dell'esperienza, e quelle che riguardano le forme della memoria individuale e collettiva, sono colte nei saggi che compongono la prima parte del volume come elementi di un medesimo processo di costituzione della modernità, ricco di istanze contraddittorie. Ciò dà luogo, fra l'altro, alla proposta di una sociologia della memoria di taglio originale nel panorama degli studi italiani. Nella seconda parte del volume, le tesi esposte sono verificate in ambiti di ricerca diversi: in riflessioni sul tempo, sui «diritti sociali», sulla guerra. l'attenzione all'esperienza e alla memoria si rivela chiave di lettura utile a mettere a fuoco i tratti distintivi della modernità, e a indicarne linee di tensione.