Convenzionalmente definito come stagione del Grande attore, il teatro italiano del secondo Ottocento include il valore di alcuni eccelsi interpreti della scena di prosa, soprattutto tragica, che legittimarono in modo definitivo la dignità estetica del lavoro d'attore e, nella pratica materiale, dominarono tutte le componenti dello spettacolo.
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Di quella strategia Adelaide Ristori fu una protagonista indiscussa, e inoltre, in quanto donna, finì per nobilitare anche la figura pubblica e artistica dell'attrice, finalmente sollevata dai secolari sospetti e pregiudizi di equivoca moralità e cialtroneria professionale. Talento precoce, sostenuto da doti di infaticabile energia e tenacia di studio, questa figlia d'arte fu presto primadonna, "stella" della Compagnia Reale Sarda, perfino ambasciatrice informale all'estero della causa italiana, poi capocomica di una compagnia tutta sua, al fianco del marito marchese-impresario, infine infaticabile viaggiatrice in clamorose tournées internazionali, pressoché ininterrotte dal 1855 fino al ritiro dalle scene nel 1886. Il libro, prendendo spunto dai lavori del convegno nazionale di studi promosso il 25 marzo 2006 da Cividale del Friuli, vuole proporre il ritratto screziato di una protagonista in cui, sul fondale dell'Ottocento, secolo "lungo" di fondazione, sia possibile cogliere anche le smagliature, le aperture, i presagi del futuro.