Il volume, attraverso un filtro terso di vigilata amarezza, insegna
a disoccultare le grandi menzogne che il potere e gli intellettuali
disponibili al servilismo preparano perché il grande pubblico vi
abbocchi avidamente e ne faccia proprio nutrimento.
[...]
Nello specifico, l'argomento preso in esame è costituito dai libri
di testo in uso nelle scuole secondarie durante il ventennio fascista,
con particolare attenzione al periodo in cui il regime si impone
sul piano nazionale e su quello internazionale come istituzione unica.
Sui libri in uso nella scuola fascista già si è scritto parecchio.
La scuola del regime si aggiunge alle ricerche fin qua svolte,
ma per far avanzare l'attenzione critica nell'analisi della complessità
rappresentata dall'esperienza fascista di una società di massa,
che chiede riconoscimento istituzionale e un ripensamento
e un ridisegno del concetto di cultura e del modo di trasmetterla.
E in questa fase che in Italia si definiscono istanze e modelli
di soddisfazione inediti nei contesti storici precedenti e annunciatori
di esigenze che diverranno più inarcate nell'Italia post-fascista, quali
le sinergie da attivare fra processi acculturativi e mondo del lavoro,
fa scuola ed extrasciiola, fra metodologie e strategie pedagogiche
nuove. Intanto tra spinte al cambiamento, avventurismo populistico,
vocazioni al militarismo e all'imperialismo, si forma una miscela
pericolosa, che darà i suoi frutti avvelenati con la seconda guerra
mondiale alla quale si giunge in un clima di eccitamenti crescenti,
alimentati grazie alla scuola, diventata agenzia di propaganda
del pensiero bellicista e colonialista, ai libri di testo, ai quaderni,
alle scritte, alle iconologie di sostegno dell'aizzamento di massa.
In ultimo, sullo sfondo, si delinea uno scenario oscuro di irrazionalità,
a cui i libri e la scuola possono dare e danno un contributo decisivo.