Volgendosi dappertutto per trovare traccia o annuncio dell'esistenza, ora e qui, della "cara beltà", non li trova.
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Ma il "tu" che il poeta ha via via rivolto alla giovane de "Il Sogno", alla "donzelletta", alla luna, a Silvia, a Nerina, alle fanciulle dei bassorilievi funebri, e nelle lettere d'amore, quel "tu" che non c'è mai nello Zibaldone e che nella poesia invece deflagra a volte come uno sparo, è rivolto al massimo grado di intensità, con un'urgenza e una fame definitive. Qui il desiderio di un "tu" in cui segno e significato coincidano si apre come un fuoco d'artificio e poi si chiude buio, si spalanca come un abbraccio che ritorna deserto. La fame si rovescia in disinganno.
