"Filo-so-fare", la parola astratta "filosofare", calata nel mondo dei bambini, è divenuta una cosa concreta, da poter dire e anche agire: so fare filo di-pensiero, so tessere pensieri, so seguire fili di pensiero, so pensare.
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Questo libro vuole essere un contributo alla realizzazione di laboratori di filosofia coi bambini di 5, 6, 7 anni di età, indicando una possibile strada da percorrere per poter affrontare con loro argomenti profondi, senza incorrere in interpretazioni adultocentriche delle loro espressioni linguistiche. La proposta è semplicemente di partire dal concreto, dal loro vissuto, da ciò che conoscono e riescono a rappresentare e successivamente ad astrarre e a trasferire. La strategia del "filo-so-fare" è una piacevole invenzione, un gioco di parole che si può realizzare concretamente in un laboratorio scolastico, una pista educativa da percorrere coi bambini dell'ultimo anno della scuola dell'infanzia o dei primi due anni della scuola elementare o primaria. Si tratta di escludere la forma dialogica a organizzazione direttiva, che vede i bambini indagati dagli adulti educatori e filosofi attraverso una serie di domande sui temi della vita e del mondo, all'interno di un contesto strutturato rigidamente e gerarchicamente. Questa proposta individua invece una forma partecipala e creativa della relazione dialogica, in un contesto in cui i bambini giocano in gruppo e gli adulti - educatori e filosofi - si immergono nelle dinamiche del gioco stesso, svolgendo una regia educativa interagente, volta a consentire la libera espressione metacognitiva dei bambini, per accogliere i loro pensieri che nascono dal pensato, ascoltandone i messaggi complessivi. Tale impostazione può avvenire a partire dai contenuti della pedagogia fenomenologica di Piero Bettolini e della pratica educativa psicomotoria dì Bernard Aucouturier i quali, con diversi approcci, mettono in guardia gli educatori di fronte all'astrattismo adulticentrico che può indurre giudizi impropri e interpretazioni vane. Il richiamo è a un modello educativo che rispetta il bambino a partire dalla sua soggettiva e unica individualità, proponendogli occasioni di riflessione, domande, scelte, dubbi, contrasti, sempre a partire dalle cose che conosce, dalla sua esperienza concreta, offrendo un contesto mirato alla possibilità di svolgervi libere azioni e giochi creativi, per elaborare i vissuti ed esprimerli con linguaggio e metacomunicazione. Ecco che si tratta di fili di pensiero, atti mentali connessi alle esperienze vissute, conosciute attraverso la sen-sopercezìone corporea e contestualizzate nella relazione con il mondo estemo e con gli altri. "Filo-so-fare" è un gioco nella dimensione del filosofare, sì tratta di una proposta che si propone di giocare coi bambini a partire dalla semplice relazione dialogica a cui intenzionalmente essi danno vita in ogni loro azione, durante la costruzione evolutiva della mente e del pensiero. Questa dimensione è soggettiva e interperso-nale, muove dal vissuto individuale e al contempo ha esistenza solo nella reciprocità, sì tratta di una filosofia generata dalle esperienze dì vita, dal pensiero pensato perché agito. Tale circolarità ha senso oggettivo solo se posta nella relazione intersoggettiva. Un vissuto personale costruisce coscienza e pensiero se si confronta con altri vissuti e inter-elabora il senso dell'esperienza, per individuare il senso condiviso (dal gruppo/dalla società). Per questo motivo, il gioco del "Filo-so-fare" può essere individuato come palestra della relazione, della reciprocità, della differenza, dell'accoglienza, dello scambio, del contrasto, dell'ascolto, dell'aggiustamento, della condivisione, del rispetto, della democrazia.