Il 14 luglio 1938 viene pubblicato il "Manifesto della razza". Subito dopo si scatena, violenta, la campagna antisemita.
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Coi successivi "Provvedimenti per la difesa della razza nella scuola fascista" l'uragano che si abbatté sugli scienziati e sulle scienziate ebrei fu senza scampo: radiati dalle università, dalle accademie e dagli istituti culturali, costretti alla fuga, alla clandestinità, fino alla deportazione e alla morte. Furono specialmente le professoresse che il fascismo non perdonò, cancellandole perfino dagli elenchi ufficiali dei radiati. Questa memoria perduta le ha rese per lungo tempo doppiamente invisibili: come donne di scienza e come ebree. Attraverso le parole (tratte da testimonianze edite e inedite) delle protagoniste e di chi ha vissuto loro accanto, entriamo nelle case dei Volterra, dei Castelnuovo, dei Levi, dei Fermi, dei Pincherle, dei Sacerdoti, di Salvador E. Luria, Luciana Nissim Momigliano, Tullia Calabi Zevi e della stessa Rita Levi Montalcini che, prima di conquistare il Premio Nobel nel 1986, fu costretta a nascondersi nel periodo della clandestinità sotto il falso nome di Rita Lupani. Una sorta di diario privato che ci restituisce, dall'interno, il quadro di un'epoca che ha segnato la storia.