Secoli prima che la nostra Costituzione garantisse il "diritto di stampa" nella Venezia di fine Quattrocento era già stato codificato il "privilegio di stampa" Ancora oggi l'imprinting del giornalismo ufficiale, che si fa scudo con la grande storia del Quarto potere, è la corrività con l'establishment politico ed economico.
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La concentrazione editoriale spacciata per libertà d'espressione sta cancellando, senza bisogno di censure, le voci di interi spezzoni della società mentre gli sponsor si pongono come unici interlocutori del giornalismo. Se il collateralismo tra mass media e potere è un consolidato processo storico e solo ciò che è vendibile è rappresentato, i media disegnano una società unidimensionale dove interi mondi sono oscurati, travisati o criminalizzati. In una società dove, usando le parole di Noam Chomsky, il giornalismo èia fabbrica del consenso" tutti i migranti sono delinquenti e tutte le donne aspiranti veline. La crisi etica ed economica della stampa è accelerata dal medium che incarna l'informazione del futuro: Internet. A 15 anni dall'arrivo dei giornali in Rete è tempo di ripercorrerne la storia: le edizioni digitali rappresentano finora un'occasione mancata, usata per abbassare i costi, precarizzare i giornalisti e omologare verso il basso il messaggio.