Dopo la raccolta della prima serie di aforismi giuridici, pubhlicata in questa collana, mi resi conto che - per riprendere una metafora già utilizzata - gli aforismi sono come i funghi: si incontrano e si scoprono lungo il cammino.
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Senonché, avendo realizzato che la parte preponderante delle citazioni era dì tenore marcatamente ironico o umorìstico, ritenni opportuno bilanciare il rapporto con riferimenti dotti e seri. Così attinsi senza esitazione ad un cospicuo serbatoio di definizioni dei principali istituti giuridici di uno dei Padri Fondatori della moderna disciplina del diritto: Giandomenico Romagnosi. L'operazione ha posto in risalto l'enorme percorso effettuato dalla disciplina giuridica (e non solo sul piano dell'allure locutoria. per dirla alla Cordero) in neppure due secoli. Basta, per verificarlo, paragonare la farraginosa fraseologia utilizzata dal pur eccelso 'Gianduminic", come lo chiamano dalle sue parli, con talune fulminanti espressioni dei giuristi del XX secolo. Un esempio, per tutti. «Non vi è torto senza danno ma vi può essere danno senza torto» ha scritto il grande sciamano del diritto italiano, consegnandoci una splendida individuazione dello spartiacque fra colpa aquiliana e caso fortuito. Se la forma è funzione del contenuto è possibile concludere che il percorso, pur se accidentato, ha condotto la materia del diritto da «un tormento con iraconda compiacenza suggerito da Farinaccio» (è Beccaria che parla), alle cartesiane elaborazioni di Savigny e di Kelsen.