Ascanio Celestini, nel suo romanzo dal titolo Pro Patria, riflette su tre momenti della storia d'Italia, tre risorgimenti. Il punto dal quale parte il denso monologo che costituisce la trama del libro, sono i mesi successivi ai moti del 1848, quando Mazzini, Armellini e saffi costituirono la Seconda Repubblica Romana.
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In pochi mesi vennero gettate le basi di quella che poi, a distanza di cento anni, sarebbe diventata la Costituzione Italiana. Gli altri due periodi storici che Celestini chiama in causa sono quelli della resistenza antifascista e il terrorismo rosso degli anni Settanta. Il nostro, afferma Celestini, è un paese nato nelle carceri. Ed è proprio in un carcere che si trova il protagonista del romanzo. Un uomo che si rapporta unicamente con due persone: un secondino e un immigrato africano. Nella solitudine della cella, il protagonista consulta i pochi libri messi a sua disposizione. Atraverso le parole degli uomini che hanno fatto la storia d'Italia, progetta la sua fuga, anche se si tratta solamente di una fuga mentale. Celestini in Pro Patria riflette sulla lotta armata e sulle diverse forme di terrorismo, perchè in fondo, come sostiene il protagonista del romanzo, i terroristi si dividuono in due categorie: quelli che vanno in galera e quelli che invece vanno in parlamento.