Tra l'8 settembre 1943 e il 25 aprile 1945 molti italiani combatterono per la prima volta in un conflitto per libera scelta.
Partecipare alla Resistenza significò impegnarsi in una guerra patriottica, civile e di classe. Patriottica e democratica
lo fu nell'intento, riuscito, di liberare il Paese dal fascismo
e dall'occupazione militare nazista.
[...]
Fu una guerra civile che investì
tutti gli strati della società, e vide il protagonismo delle bande
partigiane in cui erano rappresentate le forze che avrebbero
costituito l'ossatura del sistema politico dell'Italia repubblicana.
Fu infine una guerra di classe perché le agitazioni dei lavoratori
costituirono un elemento significativo dell'esperienza resistenziale
in stretto collegamento con la lotta armata. Alla base dell'adesione alla Resistenza ci fu indubbiamente un antifascismo politico e uno, per così dire, "esistenziale",
quest'ultimo inteso come una netta linea di divisione
che, nonostante i tentativi di equiparare la "scelta" di fascisti
e antifascisti, ancora oggi si erge a valore essenziale della moralità
di quanti hanno combattuto per un'Italia democratica.