Nel 1967, al Fillmore Auditorium di San Francisco, solo qualche settimana dopo l'Estate dell'Amore, un giovane chitarrista messicano suonò un travolgente assolo che annunciava l'arrivo di un prodigioso talento musicale.
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Due anni più tardi, grazie allo storico concerto di Woodstock, il mondo conobbe Carlos Santana, il suono inconfondibile della sua chitarra e il gruppo che fondeva il blues elettrico con il rock psichedelico, la musica latina e il jazz moderno. Quel gruppo porta ancora oggi il suo nome. Nato in Messico e fuggito a San Francisco ancora adolescente, la sua vita è un susseguirsi di ricerche e scoperte, che lo portano sempre più vicino ai più grandi bluesman del suo tempo. Seguace appassionato di John Coltrane, fedele amico di Miles Davis, tra i suoi punti di riferimento ci sono tutti i numeri Uno: B.B. King e Otis Rush, Jimi Hendrix e Stevie Ray Vaughan; Gàbor Szabó, Bola Sete e Wes Montgomery. Sono i custodi della fiamma sacra della musica, i profeti di quello che per Coltrane era l'Amore Supremo, e che Santana definisce il Suono Universale: "Ogni giorno mi sforzo di usare la mia chitarra e la mia musica per invitare le persone a riconoscere l'essenza divina e la luce che sono nel loro dna. Il Suono Universale è al di fuori di me, e tuttavia mi attraversa. Non sono io a crearlo. Faccio solo in modo di non sbarrargli la strada".