In una provincia mai nominata ma facilmente identificabile come l'Alvernia, il giovane Manuel, diciottenne, si trasferisce dalla zia materna dopo la morte dei genitori.
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Nella casa della zia, Madame Plasse, vive anche la figlia di lei, Marie-Thérèse, quattordici anni, per la quale il cugino sembra nutrire un'attrazione morbosa, assolutamente non ricambiata dalla ragazza, che anzi sogna e vagheggia una vita monacale anche per sfuggire alla durezza della madre, e per poter godere della gentilezza e dell'affetto delle monache presso le quali studia. Madame Plasse al contrario, tanto è dura e anaffettiva con la figlia, tanto riversa sul nipote amore e attenzioni in assoluto contrasto con il suo carattere chiuso e incapace di slanci. Ma anche l'amore della zia nulla può contro le accuse di comportamento scorretto mosse a Manuel da un'amica di Marie-Thérèse e il ragazzo viene allontanato e mandato a lavorare nel castello che domina il paese, dove vivono un anziano visconte ormai in punta di morte e la figlia, una donna bellissima e misteriosa. Un romanzo a due voci, raccontato da una Marie-Thérèse ormai anziana e dalle pagine del diario dello stesso Manuel, in cui ritroviamo, potente, la forza visionaria di Green, che ci regala una storia di un erotismo silenzioso e violento che sconfina nel sogno, nell'irrealtà, perché solo il sogno può servire a raccontare, e forse spiegare, l'assurdo in cui viviamo immersi.