Sulla Luna, molte maree fa è nato Orlando, ed è nato di mille anni e tre mesi e quarantadue e quattro anni. È nato piccolo ed è nato vecchio. È nato libero dal Tempo, perché sulla Luna il Tempo è nel Vallone delle cose perse. È nato umano più degli uomini, ma un po' più fragile di tutti loro, perché Orlando nella cassa toracica non ha il cuore.
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Sotto la sua tuta da palombaro troppo grande, sotto la canottiera bianca, a sinistra, ha una tasca di stoffa in cui nuota Sunny, un pesciolino dorato. L'unico Tempo che Orlando conosce è scandito dal battito della coda di Sunny sul torace, perché Sunny è il suo cuore. Quando lo libera in acqua, Orlando cambia genere e natura, inizia un viaggio di metamorfosi: i suoi capelli scivolano fuori e si arrotolano dentro, i seni spuntano e si ritirano, il sesso si allunga o nidifica nel ventre. Orlando è: è le domande di tutti i bambini, è una fiaba nera, la ricerca delle cose perdute e mai dimenticate, la messinscena di ciò che è sotto l'epidermide, è la storia dell'acqua, della maternità dei padri, della nascita delle madri. Agli occhi insegna come vedere al buio, al cuore come essere libero. Dallo scambio epistolare tra Virginia Woolf e Vita Sackville-West nacque Orlando, l'idea e il libro, l'uomo e la donna; cosa accade quando dopo un secolo il gioco si ripete, ma le scrittrici sono tre? Federica Rosellini ha dato alla luce "Carne blu" e Fiona Sansone e Nadia Terranova si sono fatte ostetriche. Insieme si muovono come esperte astronaute nella più mitica delle scenografie: anelano all'incanto nella cornice realista. Scelgono il satellite più vicino alla Terra, vicino abbastanza da essere visto a occhio nudo, ma sfuggente al punto da nascondersi sempre per metà.