"[...] Nei miei quadri entrò una pagana felicità tanto nello spirito dei soggetti che nello spirito del lavoro che si fece più libero e lirico". È con queste parole che lo stesso Massimo Campigli descrive la visita al Museo Etrusco di Villa Giulia a Roma nel 1928, attribuendole una valenza fondamentale per lo sviluppo della fase più matura della sua produzione artistica.
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Il catalogo accosta una studiata selezione di opere di Campigli ai reperti etruschi con i quali instaura una naturale condivisione di atmosfere, segni e colori. Un approfondimento specifico e inedito, che diventa occasione per illustrare prezioso materiale archeologico ancora da valorizzare e in gran parte mai esposto al pubblico, fino a oggi conservato dalla Soprintendenza Archeologia, Belle Arti e Paesaggio per la provincia di Viterbo e l'Etruria Meridionale nei depositi dell'alto Lazio.