Scoperta quasi per caso, amata subito visceralmente e adottata come residenza definitiva, la Provenza di Peter Mayle è l’oggetto di un rapporto appassionato, imprevedibile e divertente che ha fatto nascere numerosi libri di successo, un celebre film e contribuito involontariamente a un duraturo successo turistico.
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Il mito del Luberon che Mayle ha creato, anno dopo anno, pagina dopo pagina, è infatti quello di una terra fatta di paesaggi meravigliosi e mutevoli, segnata dal sole e bruciata dal mistral, popolata di personaggi bizzarri dalle abitudini lente, secolari e radicalmente antiurbane. Le bocce e i formaggi, il vino e l’amore per gli animali domestici, il culto della convivialità controbilanciato dal carattere ruvido e stravagante degli abitanti, i bistrot, i mercati, gli interminabili aperitifs sulla piazza del paese. La mia Provenza può considerarsi il testamento di Mayle e la sua ultima lettera d’amore verso questa terra e il suo modo di intendere la vita. Qui lo scrittore ripercorre le tappe dell’incontro con una regione che all’epoca era sconosciuta ai flussi turistici, le mille avventure che seguirono alla decisione coraggiosa di trasferircisi insieme alla moglie Jennie, il lento abituarsi alle peculiarità della vita locale, passando dalla condizione di stranieri fatti oggetto di fantasiosi pettegolezzi a parte integrante del tessuto sociale. Qui Mayle apre il suo album dei ricordi, illustrandolo affettuosamente al lettore, immagine per immagine; qui indica le esperienze più interessanti, i suoi incontri straordinari, persino i suoi ristoranti preferiti, prima di congedarsi con tutta la sua leggendaria leggerezza, il suo buonumore e il suo inimitabile charme.